FESTA DEL LAVORO

“Senza lavoro non c’è dignità”. È il pensiero che accomuna le riflessioni in occasione della festa del 1° maggio. “Oggi, in piena crisi, si sta ripensando il lavoro in tutti i suoi aspetti. Un compito delicato e difficile. Si deve fare un cambiamento, con coraggio e prudenza, perché il mondo cambia, i mercati cambiano, i consumi e i sistemi produttivi cambiano. Ciò che non deve cambiare sono i valori del lavoro, connessi con la dignità dell’Uomo”, sottolinea Elio Bromuri, direttore della Voce (Umbria). Oggi “il problema del lavoro si pone non nell’ottica della sussistenza, ma su quello di ‘non poter portare il pane a casa’. Diviene urgente che Chiesa e società italiana s’interroghino con trepidazione sul futuro dei nostri giovani, sulla loro dignità. Sentiamo infatti che questa precarietà è attesa di nuove strade, per la costruzione del bene comune”: è la riflessione di Luce e Vita (Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi). Luciano Sedioli, direttore del Momento (Forlì-Bertinoro), evidenzia: “Il 1° maggio, da una decina d’anni, ha perso le sembianze gioiose della festa dei lavoratori per assumere quelle più tristi e disincantate degli esodati, dei licenziati, dei disoccupati, dei giovani in cerca di un’occupazione qualsiasi. Una generazione senza lavoro è una generazione a rischio in tutti i sensi. Purtroppo non se ne avverte la gravità e di conseguenza, la responsabilità”. Bruno Cescon, direttore del Popolo (Concordia-Pordenone), denuncia: “Eppure l’Italia non riuscirà a superare la crisi senza un generale comportamento più corretto, anche più onesto a partire dalla testa giù giù in tutte le membra del corpo”. Il Corriere Cesenate (Cesena-Sarsina) ricorda la festa del lavoro presso l’azienda ortofrutticola “Tosi” a Sala di Cesenatico, il 2 maggio: “Il titolo scelto quest’anno ‘Nella speranza, la dignità del pane’, ci porta concretamente a riflettere sull’attuale momento storico. Senza lavoro non c’è famiglia e non c’è dignità umana”. Il Ticino (Pavia) parla dell’iniziativa diocesana di “Compralavoro”, “un’azione di acquisto con 10 euro di un’ora di lavoro”, che ha permesso “il grande salto di qualità della nostra comunità diocesana che non si fermava solo alle lamentele sulla mancata applicazione del dettato costituzionale dell’Italia fondata sul lavoro, ma soprattutto si prendeva carico di persone e famiglie bisognose con il ‘Laboratorio di Nazareth’. La difficoltà d’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro è un problema comune a molti Paesi, ma in Italia è più acuto che altrove”. Per la Cittadella (Mantova), la cultura “deve, nella nostra democrazia moderna, saper coniugar al meglio molti elementi” tra i quali “un lavoro sì giusto e sicuro perché ancora oggi con il 1° maggio celebriamo tante morti sul lavoro, ancora tante persone che vivono il disagio e la disabilità a cui il diritto del lavoro viene negato, troppo lavoro non regolare che spesso impedisce ai giovani di avere il futuro che poi è il futuro della nostra società”. La Voce dei Berici (Vicenza) sostiene: “Teniamo caro il nostro lavoro, facciamolo con fierezza, come una cosa sacra. E proprio perché lo abbiamo, occupiamoci del lavoro di tutti. Per questo è ‘civile’ questa ennesima festa dei lavoratori e del lavoro, perché si batte per un lavoro giusto e onesto per tutti. Altrimenti sarebbe una festa ‘incivile'”. Per il Corriere Apuano (Massa Carrara-Pontremoli), “non è un primo maggio di festa per il mondo del lavoro italiano. La messe di cifre sui nuovi contratti che nelle settimane scorse hanno inondato i notiziari poco hanno contribuito a rendere gli stati d’animo più ottimisti”. Emmaus (Macerata-Tolentino-Recanati-Cingoli-Treia) ricorda: “La solidarietà fa la differenza. Integrazione, lavoro, sviluppo. Questo è il tema per il 1° maggio 2015….

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