EXPO

I recenti arresti per la “nuova saga di tangenti, imbrogli e furti legati all’Expo 2015” offrono lo spunto a diversi editoriali. Vincenzo Rini, direttore della Vita Cattolica (Cremona), sottolinea: “L’Expo è un immenso piatto di affari dove girano milioni, miliardi, interessi infiniti, lotte per la conquista di spazi, di appalti, di tangenti. Una gallina dalle uova d’oro. Conoscendo la nostra storia non si poteva illudersi che la corruzione non ci saltasse dentro a piè pari, con tutte le sue forze, le sue potentissime corazzate, anche mafiose. “Le recenti cronache giudiziarie, in particolare sulle vicende legate all’Expo 2015, hanno fatto evocare una nuova Tangentopoli”, ma per Paolo Lomellini, editorialista della Cittadella (Mantova), “questo Paese ha ancora un significativo giacimento di risorse materiali, culturali e morali che potrebbe spendere con successo. Risorse positive, generose e capaci. Il punto è allora il discernimento, il saper scegliere bene. Occorre indicare queste positività come bussola e riferimento, come modello antropologico per ridare fiato e slancio ad una società che altrimenti rischia di cadere in una spirale di psicodramma collettivo”. Anche Pierluigi Sini, direttore della Voce del Logudoro (Ozieri), si occupa dell’“Expo degli scandali, della corruzione, delle tangenti, delle inchieste e di coloro che, dopo lunghi periodi di intercettazioni e indagini, sono finiti in galera. Queste vicende che hanno coinvolto numerosi personaggi della macchina organizzativa rischiano di mettere a repentaglio, per l’ennesima volta, l’immagine di una nazione che dovrebbe essere caratterizzata da legalità e trasparenza”. Dopo vent’anni da Mani Pulite, denuncia Davide Maloberti, direttore del Nuovo Giornale (Piacenza-Bobbio), “l’Italia è ancora lì. Si è fatto un gran parlare di moralità nella politica, ma tutto sembra essersi fermato. E non sarà neanche una nuova legge elettorale a rendere possibile il cambiamento. Ormai non ci crede nessuno. È incredibile che proprio l’Expo, l’opera-simbolo del riscatto dell’Italia della crisi, oggi sia preda di nuovi scandali”. Per Alessandro Repossi, direttore del Ticino (Pavia), “sarebbe un grave errore, giunti a questo punto, far saltare l’Expo: ma, per favore, facciamo in modo che la ‘malapianta’ della corruzione non ci faccia perdere anche questa occasione”. In realtà, evidenzia Bruno Cappato, direttore della Settimana (Adria-Rovigo), “non tutto è negativo, certo, ma sugli scenari che contano, quelli che delineano le fisionomie della società, non c’è mai chi fa semplicemente il bene, chi cerca di servire il prossimo, chi cerca di vivere onestamente. Questi si dice che sono la ‘maggioranza silenziosa’ o la parte ‘non fanatica o non violenta’, ma intanto questi sono degli apolidi, dei tutti e nessuno che non contano nulla”.

 
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