ESTATE: TRA REALE E VIRTUALE.

In questi giorni di caldo torrido, dice Corrado Avagnina, direttore dell’Unione Monregalese (Mondovì) e della Fedeltà (Fossano), “guai a lasciarsi tentare dai soliti lamenti sul clima! È un diversivo inutile. La vera questione è far sì che il tempo ci veda crescere in umanità, ci faccia scoprire capaci di cose belle, ci metta in grado di incontrare, ascoltare, dialogare, condividere (magari anche di pregare)… Il caldo o il freddo non ci esonerino dall’essere ‘uomini’, ‘donne’, ‘cristiani’… attenti a ciò che conta sul serio, strada facendo, mentre tutto passa, senza lasciarci avviluppare dalle banalità assortite e indotte dalla cornice appunto meteorologica e non solo. Questo, di fondo, è sempre il tempo più prezioso, a qualsiasi temperatura. Questo tempo qualifica la vita o la squalifica. Di questo tempo si dovrà rendere conto”. Secondo Amanzio Possenti, direttore del Popolo Cattolico (Treviglio), “l’estate in corso diventa un segnale significativo, al di là delle spiagge gremite o delle montagne frequentate: può diventare uno strumento ampiamente positivo nelle mani del futuro della nostra terra che più turistica non potrebbe essere e che non deve assolutamente… farsi ‘bagnare il naso’ da terre confinanti in grande rilancio”. Nelle vacanze estive, sottolinea La Guida (Cuneo), “visitando alcune città, si potranno vedere stili diversi di chiese che a loro modo esprimono un tentativo di parlare, annunciare, dialogare con la città. Superando il semplicistico ‘mi piace’ – ‘non mi piace’ ci si può sforzare di capire la sfida e le difficoltà di dire ciò che costituisce la fede cristiana attraverso un edificio”. Soffermandosi sul “dilemma” tra “reale e virtuale”, Vincenzo Tosello, direttore di Nuova Scintilla (Chioggia), suggerisce di “recuperare la saggezza di quei monaci, che al motto dell’‘ora et labora’ hanno costruito la nostra civiltà. Ma forse ci sembra ormai troppo lontana e – manco a dirlo – fuori dal… reale. Eppure diventare ‘monaci delle cose’ sarebbe forse necessario anche oggi. Unire all’intellettualità la manualità, al virtuale il concreto, all’elucubrazione la fatica fisica. Scoprire nell’attività pratica i segreti dell’ascesi umana, che dalle cose arriva fino al cielo. Toccare la bellezza del concreto che ci educa anche a quella dell’astratto. Agire manualmente guidati da cuore e mente. A meno che non s’incarichi, alla fine, proprio il virtuale a farci ripiombare nel reale”.
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