ELEZIONI AMMINISTRATIVE

“È importante andare a votare”. Tra una settimana ci sono le elezioni amministrative, ma c’è sempre il rischio dell’astensionismo, come avvertono le riflessioni di questa settimana. Per Marino Cesaroni, direttore di Presenza (Ancona-Osimo), “andare a votare è un atto di coraggio perché troppi elementi ci distraggono e ci tentano per non esercitare questo diritto, di onestà. Con il voto garantiamo a tutti livelli apprezzabili di democrazia, di responsabilità; ci assumiamo l’onere di aver contribuito ad eleggere una Giunta di un colore o dell’altro ed infine l’impegno di vigilare e partecipare alla crescita democratica in qualsiasi contesto noi ci troviamo: nei partiti, nelle associazioni, nei movimenti ed anche nel cosiddetto mondo cattolico”. Sconsolato anche Mario Barbarisi, direttore del Ponte (Avellino): “Tra una settimana si voterà per eleggere il presidente della Regione Campania. È inutile nascondere l’imbarazzo dinanzi al quale ci si trova per operare la scelta migliore. Quale schieramento merita il consenso? E quale candidato?”. Guarda oltre le regionali Lauro Paoletto, direttore della Voce dei Berici (Vicenza): “Ogni elezione, si sa, è importante, anche se molti (troppi!) sembrano non crederci più. Questo voto che riguarda, come noto, sette regioni potrebbe rappresentare un passaggio importante per capire se all’orizzonte si sta strutturando qualche ipotesi di opposizione credibile e politicamente spendibile”. Per Vincenzo Tosello, direttore di Nuova Scintilla (Chioggia), rispetto alle elezioni regionali “non esiste ricetta. C’è però da augurarsi che il numero più alto possibile di veneti vada a votare; che, prima, tutti possano informarsi adeguatamente; che, dopo, tutti gli eletti s’impegnino a ricercare ed attuare le scelte migliori senza lasciarsi irretire da interessi di parte. Illusione? Ma anche possibilità”. In realtà, ammette Pietro Pompei, direttore dell’Ancora (San Benedetto del Tronto-Ripatransone-Montalto), “proprio la speranza è latitante”: “Le forze politiche locali, maggioranze e minoranze, dovrebbero assumersi il compito di ridare fiducia al cittadino abbandonando litigi da lavandaie e agendo alla soluzione di problemi concreti”. D’altra parte, “lo stato di precarietà in cui ci troviamo è stato creato, nel tempo, da tutte le forze politiche, comprese quelle che oggi protestano dai banchi dell’opposizione”, sostiene Pino Malandrino, direttore della Vita Diocesana (Noto). “Nel nostro Paese si cerca, con fatica e non poche contraddizioni, di varare riforme, trovare strade nuove per dare un avvenire alle giovani generazioni: scuola, lavoro, pensioni, sviluppo. Un patto intergenerazionale che non può essere solo il risultato di un processo normativo o il successo di una leadership politica, ma necessaria condizione per dare un volto e un progetto culturale e sociale all’Italia”, avverte Luca Rolandi, direttore della Voce del Popolo (Torino). “Al voto! Domenica 31 maggio Faenza sceglierà il sindaco e i componenti del Consiglio comunale. La prima novità è che i consiglieri passano da 30 a 24. E fra questi ci sarà anche qualcuno dei candidati sindaco, di sicuro non tutti. Un piccolo calcolo delle probabilità fa subito pensare che 9 candidati siano davvero tanti”, dice Giulio Donati, vice direttore del Piccolo (Faenza).
 
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