Educare senza campanella

Ore 7.44: la “campanella” della famiglia Mussoni è già suonata,non bisogna farsi scappare l’alba di gennaio. La “lezione” del giorno prosegue a tavola, a colazione: una lunga chiacchierata tra un bicchiere di latte e una fetta di pane spalmata di marmellata. La verifica quotidiana è sui fornelli: c’è da preparare il pranzo, agli
“ordini” di mamma Petra, pesando ingredienti e sapori. 40 anni, originaria di Praga, mamma Petra è un avvocato che ha appeso la toga al chiodo per dedicarsi all’educazione dei figli, d’accordo col marito Dennis. I Mussoni, riminesi, hanno tre figli rispettivamente di 5, 7 e 9 anni. Per la loro educazione mamma e papà
hanno scelto l’unschooling. “La scuola per loro non finisce mai, tutto è scuola 365 giorni l’anno: – spiega Dennis 46 anni, gestore del campeggio Maximum di Rimini – fare la spesa, andare dal benzinaio, raccogliere le erbe dal campo che magari si tramuteranno nella verdura della cena. Persino il mobile che abbiamo montato l’altra sera è un interessante lezione di vita”. E la giornata dei Mussoni varia a seconda delle diverse esperienze. La famiglia si è trasferita in campagna proprio per ampliare lo spettro didattico. Imparano a coltivare la terra, gli ulivi, in una crescita comune bambini e genitori, sulle ali dell’entusiasmo. Un aspetto importante per i Mussoni è lo studio delle lingue. Grazie alla mamma, i figli sono già bilingui ma “è necessario che imparino perlomeno l’inglese – assicura Dennis – per questo in casa ospitiamo ragazze alla
pari”. L’ultima è sudafricana. Poi ci sono le vacanze in Spagna. Senza dimenticare il gioco: “con Monopoli i bambini imparano le operazioni. A scuola ci vogliono anni, qui basta un po’ di voglia e creatività. I bambini devono poter correre, dormire, giocare e stare contenti”.
Attraverso un lungo percorso tra insoddisfazioni scolastiche e lo studio dell’opera della Montessori, Mussoni ha fondato a Rimini l’associazione “Zero in condotta”, con l’obiettivo di fondare una scuola democratica. “Non volevo piazzare i bambini, ma offrire loro valori come nonviolenza, dignità, rispetto, che a scuola
non passano. Ho conosciuto Erika di Martino ed è scattata la molla”. Assieme a lei organizza dal 2013 l’incontro nazionale degli homeschoolers e degli unschoolers. A Rimini già tre famiglie hanno abbracciato l’homeschooling. Mussoni, ma non pensa che non mandare i figli a scuola possa privarli del rapporto con i
coetanei? “Negoziante, benzinaio, edicolante, agricoltore e impiegato di
banca: i bambini socializzano con tutti. A scuola trascorrono 8 ore sempre con le stesse persone. Le femmine andranno a scuola pomeridiana di musica e frequenteranno altri corsi: anche questo è socializzare”.
Non c’è il rischio di autoreferenzialità e di proteggere troppo i figli, rendendoli incapaci di affrontare il mondo e le difficoltà? Mussoni è risoluto: “Unschooling è seguire ciò che vuole il bambino. Mio figlio è interessato
all’antica Roma, tra un mese lo porterò nella capitale. Non scegliamo al posto loro, li aiutiamo a crescere. Le avversità sono sempre dietro l’angolo: meglio affrontarle preparati e con gli strumenti adatti”.
Paolo Guiducci
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