Questa drastica riduzione pone a rischio non solo posti di lavoro, ma la sopravvivenza di ‘fogli’ che da lungo e anche lunghissimo tempo, senza fini di lucro, scrivono la storia di questo Paese e spesso sono tuttuno con le realtà di riferimento. Andiamo per gradi. Tentiamo, ancora una volta, un ragionare serio e composto. Ci proviamo per amore di verità. Per andare al cuore della questione, così complicata e così semplice al tempo stesso.
Ammettiamolo: lopinione pubblica non vede con favore il sostegno pubblico ai giornali. Accomuna questo intervento statale al finanziamento ai partiti. In questa riflessione epidermica che avviene sovente solo sulla base di titoli spesso urlati, si assimila tutto il mondo della carta stampata in ununica accozzaglia indistinta. Non si riconosce più chi svolge un servizio allinformazione da chi invece, come accaduto purtroppo in un passato anche recente, cerca di sfruttare risorse dei cittadini per fini personali quando non addirittura truffaldini.
Torniamo alla ratio. Una norma di legge ha sempre una ragione su cui poggiare. Porta con sé un principio ispiratore. È avvenuto così anche per quelle che stanno alla base dei fondi alleditoria, approntati per la prima volta nel 1981 e riformati nel 1990. Motivi validissimi, allora, come lo sono oggi: da un lato sostenere e incoraggiare la democrazia informativa e dallaltro mettere un equo supporto al mercato pubblicitario sfrenatamente sbilanciato verso i grandi network televisivi. A più di un lettore potrebbero non bastare queste motivazioni. Da molte parti e per qualsiasi settore economico si invoca il ‘mercato’ come buon regolatore per decidere chi merita sopravvivenza e chi no. La legge della domanda e dellofferta è sufficiente, viene enunciato anche in sedi autorevoli, per assicurare spazio anche a chi ambisce alla presenza nellagorà massmediale. Se unimpresa editoriale non ci riesce, significa che deve lasciare campo e spazio ai concorrenti.
Non avviene così, contrariamente a quanto si pensa, in quasi nessun Paese democratico al mondo. Leditoria è sostenuta ovunque, in modi e con mezzi assai diversi.
Viene favorita perché rappresenta un valore per una società moderna. Il pluralismo nellinformazione non può essere considerato un accessorio o, peggio, un orpello o, addirittura, un lusso ingiustificabile in periodi di crisi economica. La presenza di più voci, diverse e in controtendenza rispetto a una platea nazionale e locale sovente omologata, rappresenta un elemento indispensabile e irrinunciabile anche in periodi di spending rewiew.
Altrimenti si rischia il pensiero unico. Bisogna ammetterlo, bisogna rendersene conto. Minori risorse disponibili impongono maggiore responsabilità. Altre volte ci siamo appellati al rigore e allequità. Ci ripetiamo: occorre incoraggiare chi merita, chi dà voce a quella parte del Paese che troppo spesso non emerge, ma è viva e vitale, pulsa nel cuore delle nostre città e delle nostre periferie. I tagli lineari e indiscriminati non servono. Anzi, penalizzano i più virtuosi, a danno dellintera collettività. I giornali, da sempre e per definizione, favoriscono i rapporti delle comunità locali e il dialogo schietto e serrato tra opinioni diverse. I bilanci pubblici non si realizzano solo in maniera ragioni…