DUISBURG

Parte dalla tragedia di Duisburg l’editoriale di Agostino Clerici, direttore del Settimanale della diocesi di Como, per il quale “simili raduni andrebbero vietati perché privi di ogni valore. Ma non si può vietare nulla, oggi. Nessuno scrive di quante atrocità, immoralità, violenze siano colmi questi raduni”. Ma Clerici pensa anche “alle Duisburg in piccolo che si consumano nei giardini pubblici, nelle piazze, in qualche scantinato o in appartamenti abbandonati dai genitori il sabato notte per lasciare libero sfogo alle feste dei figli e dei loro amici”. Tutto “è più ovattato e apparentemente sicuro. Ma la ritualità vuota è la medesima. Il dato antropologico – per dirla con una parola grossa – è lo stesso”. “Per esperienza – aggiunge – so che è difficile educare a questa età. I genitori talvolta sembrano smarriti, coinvolti in un tira e molla in cui gli adolescenti sono abilissimi nell’arte di barare. Poi arriva una Duisburg – e ne arriverà un’altra – e ciascuno pensa che, per fortuna, è lontana. Invece è sotto casa”. Sempre sulla tragedia di Duisburg, in cui è morta una ragazza bresciana, scrive Adriano Bianchi, direttore della Voce del Popolo (Brescia): “Il giorno del ritorno a Brescia è stato mesto, ancora più mesto quello dell’addio. Lo è sempre nel momento in cui salutiamo una persona cara, lo è per ogni morte, lo è di più quando i contorni sono quelli della tragedia e quando i protagonisti sono dei giovani pieni di vita”. Quanto accaduto in Germania deve far riflettere, secondo Vincenzo Rini, direttore della Vita Cattolica (Cremona): “Cosa cercano questi ragazzi; o meglio: cosa gli manca? Perché è certo che essi cercano in questi riti estremi quello che non hanno trovato dentro di sé, nella società, spesso nella famiglia, magari neppure nella Chiesa. Mi viene da pensare che, forse, questi giovani cerchino senso alla loro vita, cerchino futuro, cerchino certezze: senso, futuro e certezze che la società adulta non sa più dargli. Il ‘love parade’ della morte diventa così una provocazione, se non un atto di accusa per tutta la società”.
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