Ordine, riposizionamento, restanza: sono i tre termini che, letti nella prospettiva della sopravvivenza, possono sintetizzare il recente Rapporto Censis che ci offre una panoramica del nostro Paese.
Lo studio ci racconta che lanno appena trascorso è stato vissuto con sofferenza dalla nostra popolazione, che per la prima volta si è trovata di fronte alla verità della crisi. Non si tratta – spiegano nella presentazione del Rapporto Giuseppe De Rita e Giuseppe Roma, rispettivamente presidente e direttore del Censis – di una crisi congiunturale, di quelle che richiedono lo sforzo di riorganizzarsi e anche di sacrificarsi un po per poi ripartire come di consueto. Si tratta di una crisi ampia, planetaria che richiede nuove soluzioni, che interroga tutte le istituzioni, dagli organismi internazionali agli Stati, dalle Banche ai Mercati, introducendo la questione della perdita di autorevolezza della sovranità. Inoltre il format della crisi è diverso dagli altri, perché ci pone di fronte a eventi estremi: il default, lo spread.
Gli italiani, ci dice il Censis, hanno vissuto la paura del fallimento. Durante lanno sono stati messi alle strette, tanto che ora, quando le onde sembrano meno alte, si percepiscono come dei sopravvissuti: una sensazione particolare che presenta un misto di felicità per essere ancora in piedi, di stanchezza per la battaglia affrontata e di smarrimento perché bisogna trovare una nuova sistemazione, ma anche di serenità perché si può ancora guardare avanti.
Gli ingredienti, riusciti a impedire il naufragio, sono stati tre.
Uno è lordine, portato dal governo tecnico, che nello scenario mondiale ha sicuramente riguadagnato unimmagine credibile dellItalia con i fatti: riforma delle pensioni, introduzione dellImu e via scorrendo sono stati sacrifici pesanti, ma alla fine accettati dai cittadini. Da una parte, abbiamo visto un governo che è riuscito a risistemare alcuni, non tutti, settori, dallaltra abbiamo scoperto che nellestrema difficoltà gli italiani hanno fatto squadra. Sono cambiati anche alcuni atteggiamenti nei confronti dellillegalità, dellevasione fiscale, della giustizia.
La restanza è il secondo ingrediente. I cittadini, le famiglie, le imprese hanno reagito alla crisi innanzitutto come hanno sempre fatto: cambiando i loro atteggiamenti e le loro abitudini di consumo, verificando i loro budget. I consumi sono diventati più responsabili: gli italiani diventano competenti, sinformano di più, si aggregano in rete, utilizzano Internet. Inoltre si mettono in circuito le risorse dormienti: la casa delle vacanze si affitta, i gioielli di famiglia si vendono. Gli imprenditori cambiano strategie e investono allestero, cercando nuovi luoghi, perché il consumo interno è fermo.
Il riposizionamento è il terzo ingrediente ed è la novità: ci siamo accorti che non basta tirare a campare dice De Rita serve cambiare. Se non ci si riposiziona, si soffre: così cambiano le nostre diete alimentari; cambiano le scelte formative dei giovani, che dai licei si spostano verso gli istituti tecnici e professionali; cambiano le imprese non facendo più solo made in Italy; si pone attenzione alla green economy.
Al 2012 siamo sopravvissuti, ma non è finita. Questo è il messaggio che si potrebbe trarre dal Rapporto del Censis. Ora occorre mettere insieme gli ingredienti, perché la richiesta di sacrifici da parte delle istituzioni ha tappato una falla, ma non ha portato a una proposta con la conseguente disaffezione dei cittadini. Daltra parte, il riposizionamento e la restanza della società civile sono disorganizzate e non si muovono in maniera organica. Sopravvivere ci porta a essere diversi: ora dovremo capire chi siamo.
A cura del Sir (www.agensir.it)