DOPO-REFERENDUM E GUERRA IN LIBIA

Ai risultati del recente referendum sul nucleare è dedicato l’editoriale di Nicola Paparella, direttore dell’Ora del Salento (Lecce). “Dopo il referendum, che è stata una preziosa esperienza di democrazia diretta – osserva il direttore del giornale salentino – il popolo ha qualche ragione in più per chiedersi che cosa si possa fare e che cosa sia in suo potere fare. Per il bene di tutti”. Secondo Il Ticino (Pavia), “le ultime elezioni amministrative e i referendum hanno rappresentato un ritorno sulla scena della società e della sua capacità d’influenzare la politica”. Stefano Fontana, direttore di Vita Nuova (Trieste), precisa che “le riflessioni del vescovo Crepaldi riguardavano i presupposti dell’atteggiamento nei confronti dei referendum, non tanto il merito degli stessi, con ciò salvando anche il merito del problema, che è stato caricato di significati impropri”.Corrado Avagnina, direttore dell’Unione Monregalese (Mondovì) e della Fedeltà (Fossano), prende spunto dal “patto” che il nuovo arcivescovo di Torino, mons. Cesare Nosiglia, sta proponendo “con tutti coloro che ci stanno ed hanno risorse, talenti, intelligenza, volontà… per dare speranza alle nuove generazioni ferite dalla disoccupazione…”. Si tratta di “una spinta a non lasciare nulla di intentato, nel prendersi a cuore il presente precario e il futuro incerto per tanti ventenni-trentenni. Certo, ci vorrebbe anche la politica seria in questa cordata”. Andrea Ferri, direttore del Nuovo Diario Messaggero (Imola), si sofferma invece sui termini “cattolici laici” che “vengono oggi raramente utilizzati come soggetto (cattolici) e attributo (laici), per distinguerli dai cattolici ecclesiastici, cioè i membri del clero”. Ferri ribadisce che “è da evitare l’utilizzo del sostantivo laico come alternativo a cattolico, perché se è legittimo negare di essere cattolici o asserire indifferenza alle scelte di fede, è un approccio intellettuale spurio mimetizzarlo linguisticamente”. Guglielmo Frezza, direttore della Difesa del Popolo (Padova), si occupa della guerra in Libia anche alla luce delle dichiarazioni della Lega Nord al raduno di Pontida. “Il no alla guerra che viene da Pontida, spiace dirlo – afferma Frezza – appare essenzialmente un no al peso e al fastidio che quelle persone rappresentano, se oltre alla povertà anche i bombardamenti li spingono a sbarcare sulle nostre coste. Si dice che anche le cause più nobili possano essere abbracciate per le ragioni sbagliate. Ecco, ci pare che sia questo il caso di un no alla guerra che appare radicalmente diverso da quel sì alla pace a cui noi crediamo”.
Condividi