DOPO L’ANNO SACERDOTALE

“Cosa rimarrà dell’Anno Sacerdotale?”, si domanda mons. Tommaso Ghirelli, vescovo di Imola, dalle colonne del Nuovo Diario Messaggero (Imola). “Una prima acquisizione – risponde – mi sembra questa: la pulizia nella Chiesa e nella società è necessaria; ma mentre una parte dell’opinione pubblica sembra ritenerla utopistica, Benedetto XVI ha dimostrato di averla affrontata sul serio, senza limitarsi a invocarla, soprattutto quando ha scritto la severa e nobile lettera alle diocesi irlandesi. Quello scomodo documento, a mio modo di vedere, va preso in più adeguata considerazione da parte di tutti, singoli pastori e intere comunità”. Nicola Paparella, direttore dell’Ora del Salento (Lecce), riconosce che “il peccato, certamente, segnala una sconfitta, alla quale però si deve reagire con le risorse e le energie della persona, con l’aiuto della comunità, con il sostegno della Chiesa”. E se “oggi la comunità resta frastornata da quel che sente: politici che rubano, giudici collusi, burocrati corrotti, medici truffaldini, imprenditori lestofanti, giornalisti calunniatori… e ora, persino, preti che abusano”, “lo sconcerto è comprensibile; ma non giova”. Ciò che serve è la “conversione”, “promuovere un lungo periodo penitenziale, perché sia possibile combattere i silenzi con le parole di verità, il male con le opere di bene, il disimpegno con il coinvolgimento, il distacco con l’accoglienza, il disinteresse con la vigilanza, l’assenza con la partecipazione”. “I sacerdoti – evidenzia Il Nuovo Amico del Popolo (Chieti-Vasto), pensando alla prossima ordinazione in diocesi di cinque nuovi preti – costituiscono una sola famiglia di cui il vescovo è padre. Un Padre che si prende cura di tutti, che pensa al loro bene e alla loro santità; loro, i presbiteri, sono fratelli che si legano con rapporti di reciproca comprensione, mutua stima, gioia di rispetto e di comunione tra diverse generazioni (cioè tra giovani e anziani), di collaborazione sincera e di sostegno nelle difficoltà”.
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