DON MAFFEIS (CEI), SETTIMANALI FISC “GIORNALI DELLA GENTE SCRITTI CON L’INCHIOSTRO DEL MONDO”

Affrontare insieme il tema della trasformazione in atto nel mondo della carta stampata e dell’informazione in generale per capire “come nel nostro tempo le nostre Chiese particolari siano chiamate a comunicare”. È questo, spiega don Ivan Maffeis, direttore dell’Ufficio comunicazioni sociali della Cei, l’obiettivo dell’incontro promosso questa mattina a Roma dal suddetto Ufficio e rivolto all’esecutivo della Federazione italiana settimanali cattolici (Fisc) e a quanti operano nei settimanali diocesani. Oggi, di fronte alla trasformazione del mondo dell’informazione occorre “la volontà di lavorare insieme”, ha esordito don Maffeis presentando Marco Bardazzi, che dopo aver lavorato all’Ansa – per lunghi anni da New York – e, quindi, a La Stampa come digital editor, da febbraio dirige la comunicazione del Gruppo Eni. “Camminiamo sulle spalle di una lunga storia, raccontata con i caratteri dei nostri giornali – ha aggiunto -. Con le loro pagine sono stati capaci di farsi riconoscere come interlocutori professionali, affidabili e autorevoli. Giornali non da salotto, ma della gente, a cui vogliono arrivare, da cui vogliono farsi capire e con cui vogliono mantenersi in dialogo”. “Giornali scritti con l’inchiostro del mondo e del suo disordine”. “Come stare al passo dello sviluppo tecnologico della comunicazione – l’interrogativo posto dal direttore dell’Ufficio Cei – e mantenere tale autorevolezza anche nel nuovo ambiente mediale? Quale ruolo siamo chiamati ad assumere nella sfera pubblica in una stagione di disintermediazioni, all’interno di processi di cambiamento che coinvolgono le stesse modalità del cittadino di sentirsi parte della comunità di riferimento?”.
 
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 “Crediamo che il valore di un’informazione libera e seria rimanga la trama principale da mettere continuamente a punto e riaffermare”. Lo ha detto questa mattina a Roma don Ivan Maffeis, direttore dell’Ufficio comunicazioni sociali della Cei, nel saluto ai partecipanti all’incontro promosso dall’Ufficio Cei con l’esecutivo della Federazione italiana settimanali cattolici (Fisc) per “ripensare la presenza dei settimanali nelle diocesi”. Decisiva, per don Maffeis, rimane “la qualità del nostro modo di svolgere la professione nel presente, la capacità di offrire informazione onesta e originale, arricchita da chiavi di lettura che con lo sguardo dell’esperienza cristiana aiutino a interpretare quello che accade. Tutto questo è decisivo e, nel contempo, probabilmente non basta”. Queste testate sono impegnate in un radicale processo di trasformazione, “che a volte le rende barche di carta spazzate dalle onde della rete. Cambiano” e “non solo per problemi legati alle Poste, agli introiti pubblicitari e ai contributi governativi (che pur sono aspetti spinosi della questione). Cambiano perché sono cambiate le nostre giornate e la società in cui viviamo” e cambia “una cultura che, nella logica partecipativa, ai caratteri della verticalità, privilegia i tratti della orizzontalità e della flessibilità. Cambiano perché cambiano abitudini ed esigenze di lettura della nostra gente”. Per questo all’edizione cartacea si sono affiancate altre piattaforme, “che non ne sono semplicemente la trasposizione in versione digitale” come Fb e Twitter. Un’informazione fatta di “testi essenziali e approfondimenti accurati, di foto, video, grafici, possibilità di interazione e di condivisione. È un contesto che ci interroga, rispetto al quale vogliamo condividere un percorso di riflessione e di confronto, che provi a mettere in luce la possibilità – l’opportunità – di alcuni passaggi concreti”.

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 “La nostra attenzione va ai lettori, sapendo che esistiamo non soltanto per loro, ma anche g…

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