Sul voto in Parlamento a favore del divorzio breve riflettono molti settimanali. Bruno Cescon, direttore del Popolo (Concordia-Pordenone), richiama lattenzione su un fatto: Noi, ossia la società e la cultura, non abbiamo investito abbastanza sul fatto che se la cavano meglio nella frammentarietà in cui viviamo, le persone che sentono di essere radicate, di appartenere a qualcuno. I valori danno stabilità, perché consentono di poter vivere nel mondo come una grande opportunità. Stabilire dei legami duraturi è una condizione indispensabile per una vita felice, soddisfacente. È questa la proposta del matrimonio cristiano. Giulio Donati, vicedirettore del Piccolo (Faenza-Modigliana), sottolinea: Vale la pena ricordare che i cattolici non sono dei sadici che ci godono a veder soffrire la gente che divorzia impiegando anni e anni, ma di fronte a una decisione di questo tipo, uno spazio di decantazione è più che utile. Anche lAraldo Abrussese (Teramo-Atri) sinterroga su come rimediare alla scarsa considerazione data alla famiglia, confermata dal divorzio breve: Educare al matrimonio come progetto di vita e alla famiglia come luogo insostituibile di convivenza e sviluppo richiede impegno, fatica, preparazione e maturità. Se molti vogliono rottamare tutto Qualcuno vuole salvare tutti. Ecco la speranza, a cui si può dar credito. Paolo Lomellini, editorialista della Cittadella (Mantova), prendendo spunto dalle parole del Papa ai vescovi italiani, scrive: Cè una grande questione aperta sui valori fondanti che stanno alla base delle nostre vite familiari e che devono essere riaperte alla prospettiva della stabilità temporale, basata sul primato della condivisione e non su quello della individualità.