DEDICATO A
GALLI DELLA LOGGIA

Più che un’istituzione (sì, è anche quello) impegnata a rapportarsi con la politica, la Chiesa è un’esperienza da vivere. È viva oggi più che mai e condivide il pane con chi non ce l’ha. Per vederla bisogna uscire e andare. Altro che melanconia, è gioia

 
 
Tenterei un’impresa impossibile. Dalle colonne del “Corriere Cesenate” vorrei rispondere a un editoriale apparso sul “Corriere della Sera” di giovedì 16 gennaio, firmato da Ernesto Galli Della Loggia. “Un destino parallelo. Il futuro della Chiesa italiana e la politica”, questo il titolo del fondo con il quale il notista utilizza termini come “scarsa, estranea, illusa, lontana” per definire la tradizione culturale e la Chiesa stessa di questi ultimi decenni e il suo rapporto con la politica, “dal 1861 banco di prova scomodissimo ma ineluttabile dell’istituzione ecclesiastica nazionale”.
Davanti a queste affermazioni, un prete che ho avuto la grazia di frequentare abbastanza a lungo, don Oreste Benzi, direbbe una sola frase: “Non posso tacere”. Allora, nel mio piccolo mi avventuro in questa sorta di Davide contro Golia e ci provo. Provo a raccontare cosa è la Chiesa in Italia e cosa è stata ed è per me.
Più che un’istituzione (sì, è anche quello) impegnata a rapportarsi con la politica, la Chiesa è un’esperienza da vivere. Inutile raccontare ciò che non si sperimenta. È assai diverso descrivere ciò che si vede da quello che si tocca con mano. Nella mia vita, fin da quando ero fanciullo nelle fila dell’Azione cattolica, ho avuto la fortuna di incontrare straordinari sacerdoti che mi hanno seguito e accompagnato fino ad oggi. Preti e vescovi che mi hanno ascoltato, confessato, consigliato e aiutato. Ne sono certissimo: per me hanno sempre avuto un unico pensiero, il mio bene. Ho avuto poi la fortuna di girare tutte le regioni d’Italia. Ovunque ho visto e continuo a vedere esperienze sorprendenti, nella loro normalità. Gente bella, sorridente, a volte anche affaticata e da consolare, ma mai disperata. Persone liete, contente per quanto la vita offre, nonostante le difficoltà, le incertezze, i limiti e i peccati della condizione umana.
Sono stato in compagnia di ragazzi e ragazze per vivere assieme l’ultimo dell’anno con i barboni alla stazione di Rimini. Poi corremmo in discoteca per andare dietro a un prete che invitava uomini e donne in abito da sera a recitare un “Padre Nostro”. Ho intervistato donne che dedicano la loro vita a un disabile totale nel quale scorgono il volto di Cristo crocifisso. Ho conosciuto padri e madri di famiglia che hanno aperto le loro case ai bambini down in nome di una fede che non è quell’organizzazione malinconica di cui qualcuno continua a parlare.
La Chiesa è viva oggi più che mai e condivide il pane con chi non ce l’ha. Per vederla bisogna uscire e andare nelle periferie, dove si incontra la realtà.
 
Fonte Sir: www.agensir.it
 
(Venerdì 24 gennaio 2014)
 
Condividi