DARE SPAZIO A CIO’ CHE INFERNO NON E’

Il messaggio di Papa Francesco per la 50ª Giornata mondiale delle comunicazioni sociali non è un predicozzo clericale sul galateo delle news ma entra in modo puntuale nei meccanismi malati dell’informazione indicando a tutti, cominciando dai cattolici, la strada di una comunicazione più utile e vera. “Costruire ponti, favorire l’incontro e l’inclusione” sono lontanissimi dall’aggressività di certo giornalismo o dalla violenza e dall’insulto che contagiano alcune volte persino siti e blog che sbandierano il loro cattolicesimo
Qualche sera fa ero tornato a casa, dal lavoro, un po’ scoraggiato. Tanta fatica per sperimentare un’informazione diversa ma… mi interrogavo… potrà mai competere il piccolo veliero di tv2000 (lo stesso può dirsi per la rete delle radio e dei settimanali cattolici) con le corazzate che solcano il grande oceano delle news? E allora, vale la pena? E perché?
Crollato sul divano, incerto se preparare qualcosa da mangiare o andare subito a letto, ho acceso un attimo la televisione sui canali della ‘concorrenza’. Una nota e accreditata conduttrice di un programma di approfondimento politico, con l’aria di chi la sa lunga, stava chiedendo a un collega direttore (di cui quasi mai condivido le opinioni) come andasse la sua relazione con la compagna, un’agguerrita esponente del centro destra. E insisteva, la conduttrice, nel pretendere una risposta. Come se fosse un suo diritto e diritto del pubblico – vero giornalismo insomma – fare intrusione nelle pieghe dei sentimenti di una persona. Passano pochi minuti e inizia un altro talk di informazione. Parte un video. Un giornalista con la sua troupe blocca Beppe Grillo sulla soglia della camera ardente dove è stata appena composta la salma di Casaleggio. Gli chiede con tono perentorio cosa ne sarà dei cinque stelle ora che il co-fondatore non c’è più. Prova a inseguirlo per qualche metro, esigendo una risposta, finché la porta della camera ardente non si chiude alla spalle dell’ex comico. Va bene, Grillo è un personaggio pubblico, può stare più o meno simpatico, ma non avrà diritto anche lui a piangere la scomparsa di un amico? Ci sarà tutto il tempo per fargli tutte le domande sul futuro politico dei grillini, dopo avergli concesso lo spazio minimo del lutto, no?
Mentre mi alzavo dal divano per cucinarmi qualcosa pensai che si, forse valeva la pena impegnarsi per un’informazione diversa. Se non altro per resistere a questa barbarie che fa sembrare normale quel che normale non è: l’erosione della soglia minima di rispetto che si deve alla persona, in quanto tale.
Scusate il racconto personale, ma vorrei dare concretezza all’invito di commentare il messaggio di Papa Francesco per la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali. E siamo in tema. Perché il Messaggio non è un predicozzo clericale sul galateo delle news ma entra in modo puntuale nei meccanismi malati dell’informazione indicando a tutti, cominciando dai cattolici, la strada di una comunicazione più utile e vera. “Comunicazione e misericordia, un incontro fecondo”, il titolo. Francesco d’altra parte è un esempio vivente di buona comunicazione. Ci parla di cose piccole o grandi, dai più drammatici eventi mondiali al più banale lancio di piatti in famiglia, con linguaggio che tocca cuore e mente di ognuno. Dal più colto al più umile, dal cattolico praticante all’ateo incallito. Diversamente da molti altri leader risulta convincente; perché, semplicemente, crede in quel che dice. E la gente lo percepisce.
Alla comunicazione Francesco affida un compito importante, suggestivo: “ha il potere di creare ponti, di favorire l’incontro e l’inclusione, arricchendo così la società. Com’è bello – annota il Papa – vedere persone impegnate a scegliere con cura parole e gesti per superare le incomprensioni, gua…

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