La crisi e i suoi effetti continuano a tenere banco sulle testate diocesane. Le famiglie italiane – si legge sulla Voce del Logudoro (Ozieri) – simpoveriscono ogni giorno di più. È questo il tratto dominante dei continui rapporti sulla povertà del nostro Paese. Il Momento (Forlì-Bertinoro), commentando alcuni dati della recente ricerca Coldiretti-Censis su Relazioni e comunità, sintetizza: I numeri, da un lato, dicono che la famiglia e il paesello, valori della nostra tradizione, sono più vivi che mai; dallaltro, dicono anche che la nostra società non permette di spiccare il volo, al massimo di appollaiarsi. Nicolò Tempesta, direttore di Luce e Vita (Molfetta), ricorda che la parola crisi, come è noto, nella sua radice, può evocare anche il concetto di crescita. Come a dire che essa porta con sé problemi (e che problemi!), ma offre anche opportunità di rigenerazione. Qui ci viene in aiuto lantico adagio: non si danno riforme di struttura che non presuppongono a monte un cambiamento nel cuore di tutti e ciascuno a partire dalla qualità delle nostre relazioni con le persone e con le cose. Sul rapporto crisi-giovani interviene Emmaus (Macerata) con una nota di Marco Sprecacè, presidente della Fuci locale. In questo momento, scrive Sprecacè, dobbiamo avere il coraggio di andare avanti, anche con tante avversità e tanti, troppi sacrifici da superare. (
) Dobbiamo camminare dritti senza cambiare direzione, sempre avanti. Noi giovani non possiamo, non dobbiamo mollare!.