CRISI: EFFETTI E REAZIONI

Parlando di crisi le testate diocesane continuano a riflettere sugli “effetti” e sulle “possibili reazioni”. Tra queste, secondo Corrado Avagnina, direttore dell’Unione Monregalese (Mondovì) e della Fedeltà (Fossano), ci dovrebbe essere “un senso riacquistato della responsabilità, in tutto e per tutto, sul terreno della trasparenza, delle tasse, della giustizia, della legalità. E sì, perché, nell’ora in cui manca l’ossigeno per tanti, non si può continuare a maramaldeggiare su quanto invece è dovuto… I privilegi, i sotterfugi, le scorciatoie… sono insopportabili sempre, ma soprattutto in questa stagione di magra. Usciremo dal tunnel anche se avremo meno zavorra ad accompagnarci”.Mario Barbarisi, direttore del Ponte (Avellino), ricorda “la vicenda dell’infermiera napoletana Mariarca Terracciano che si è letteralmente svenata per protesta, chiedendo che le fosse pagato lo stipendio. Una vicenda che è destinata a passare in breve tempo agli archivi. Eppure l’esercito di coloro che hanno bisogno di aiuti economici cresce di mese in mese. I centri Caritas sono subissati da continue richieste”. Marino Cesaroni, direttore di Presenza (Ancona-Osimo), si sofferma invece sugli “stipendi inopportuni” percepiti da “diverse categorie”. “Il discorso – dice Cesaroni – non vale solo per la situazione di difficoltà complessiva che sta attraversando la nostra economia, ma da sempre e per sempre tenendo conto dei dovuti rapporti”. Anche Guglielmo Frezza, direttore della Difesa del Popolo (Padova), riflette sull’“uso giusto del denaro” informando che “questa domenica Padova ospita l’assemblea di Banca etica”, “oggi uno tra i pochi istituti che vede crescere il patrimonio, apre nuove sedi e offre perfino fondi d’investimento etici che garantiscono profitti”. Carlo Cammoranesi, direttore Frontiera (Rieti), prende spunto dall’esperienza di “Eataly”, “un sistema di mercati del cibo di eccellenza, saltato fuori valorizzando i prodotti della cultura agroalimentare italiana” per riflettere su “un certo modo di fare l’impresa” che “non richiede la presenza di manager da favola, di supereroi patinati” ma di “uomini che hanno a cuore ciò che hanno davanti agli occhi, senza pregiudizi o timori, con una passione che sprigiona la giusta miscela di fantasia ed intraprendenza, di coraggio e lungimiranza”.
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