CRISI ECONOMICA

La crisi economica continua a restare al centro degli editoriali. “Il momento che viviamo – affermaCarlo Cammoranesi, direttore dell’Azione (Fabriano-Matelica) – chiede cambiamenti a tutti: imprese, sindacati, singole persone. E tutti dobbiamo impegnarci a ricercare nuovi equilibri che salvaguardino vecchie ricchezze. Sembra una formula banale ma è sempre quella che può consentirci di tenerci saldamente in linea di galleggiamento. In maniera seria. E non, come viene eufemisticamente detto, alla bell’e meglio, cioè all’italiana”. Marino Cesaroni, direttore di Presenza (Ancona-Osimo), propone “la sobrietà come modello” evidenziando che “se le difficoltà sulla situazione economica mondiale nel suo complesso riusciranno ad aprirci gli occhi per essere più sobri ne guadagneranno le giovani generazioni alle quali abbiamo sottratto, risorse, ambiente, soldi e passione civile (…). La sobrietà sarà l’imperativo per chi vorrà amare il futuro”. “Come ci stiamo adattando alla crisi? E soprattutto, come, da cristiani, fronteggiamo questo momento complicato, sperimentando un approccio che faccia la differenza?”, domanda Corrado Avagnina, direttore dell’Unione Monregalese (Mondovì) e della Fedeltà (Fossano). “Oggi, magari come ieri – osserva il direttore – si è tentati fortissimamente dall’individualismo. Cioè dall’ognuno per sé. Più la stagione si fa problematica, più ci si arrabatta per uscirne da soli. E gli altri si… arrangino. In questo marasma appena sottaciuto, diventa arduo rilanciare quelli che dovrebbero essere i ‘nuovi stili di vita’, in grado di rendere sobri e solidali, risparmiosi e non egoisti, partecipi delle difficoltà assortite degli altri e capaci di progettare insieme percorsi di condivisione (…)”. Per Avagnina, “ai cristiani che non si tirano indietro e che non si nascondono nelle nebbie, è chiesto di avere una robustezza interiore che dia occhi e cuore per una crisi da non snobbare e da non abbandonare al suo destino (…). Il primo ‘stile di vita’ può essere connotato dal senso di responsabilità verso gli altri. Per i cristiani non è un optional. È un dovere (…). È uno ‘stile di vita’ davvero alternativo, che oggi fa ‘buona notizia’ e di cui c’è bisogno urgente. E, in questa scia, va riscoperto un ruolo che sia incisivo per i cristiani nelle strutture dove si decidono le sorti degli altri. E qui ritornano in scena gli spazi della politica”. Su quest’ultimo aspetto (l’impegno dei cattolici in politica) si sofferma anche Giordano Frosini, direttore della Vita (Pistoia): “Dove sono, ci domandiamo, i politici che nel tempo della ricostruzione post-bellica fecero sentire il loro peso sia sul piano teorico che operativo e onorarono con la loro presenza insieme il Paese e la comunità religiosa di appartenenza? Dove sono i De Gasperi, i Dossetti, i La Pira, i Lazzati, i Moro, i Bachelet e si vada dicendo?”. Da qui l’invito a “reinserirsi in una storia gloriosa che preme alle nostre spalle”. L’Eco del Chisone (Pinerolo) s’interroga “su quali spinte” fondare “la ‘febbre politica’ dei giovani” perché “per poter comprendere il rapporto tra nuove generazioni e politica ci si deve interrogare su quali siano le motivazioni personali che portano ad un impegno e su quali siano oggi i luoghi in cui poter ‘fare politica’ (scuola, piazza, Facebook)”. La Guida (Cuneo) interviene invece sulla vicenda dello stabilimento Fiat di Pomigliano d’Arco, “figura oggi dell’anello debole, costretto ingiustamente a scegliere tra lavoro e diritti, quando invece il lavoro è, per tutti, il primo dei diritti”.
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