CRISI ECONOMICA, GIOVANI E LAVORO

“Non trascurare gli effetti prodotti dalla crisi sulle persone e sulle famiglie”. È il pensiero che accomuna molti editoriali dedicati alla crisi economica e, in particolare, alla situazione italiana. “Il distacco con cui vengono recepiti i dati e i drammi che, quotidianamente, vengono dal mondo del lavoro – osserva Pino Malandrino, direttore della Vita Diocesana (Noto) – fa sorgere qualche dubbio sulla effettiva considerazione in cui viene tenuto il problema dell’occupazione. Che i disoccupati a fine anno abbiano superato i due milioni e che un giovane su tre sia senza lavoro, sembra interessare solo come dato statistico, senza considerare l’aspetto umano del problema”. Secondo Amanzio Possenti, direttore del Popolo Cattolico (Treviglio), “con i due milioni di disoccupati – praticamente… a spasso, pur se duole usare questa terminologia – l’emergenza lavoro diventa il punto cruciale”. Per Giampiero Moret, direttore dell’Azione (Vittorio Veneto), “alla disoccupazione, che è il problema numero uno, si aggiungono altre questioni determinate dall’evoluzione che il lavoro ha avuto in questi anni. Innanzitutto la spaccatura che si è creta nel mondo del lavoro, per cui abbiamo una minoranza di lavoratori (abbastanza) garantiti e una maggioranza scarsamente o per nulla garantiti… Altra questione è la flessibilità del lavoro”. Al riguardo Moret ricorda che “sono allo studio diverse proposte di riforma che cercano d’introdurre più flessibilità senza intaccare i diritti fondamentali. Il criterio giusto deve essere che a ogni passo sulla via della flessibilità corrisponda un passo altrettanto certo sulla via della sicurezza”. Edoardo Tincani, direttore della Libertà (Reggio Emilia-Guastalla), riflette sul discorso tenuto dal presidente del Consiglio, Mario Monti, a Reggio Emilia il 7 gennaio, in occasione della festa del tricolore. “L’investimento sui giovani – dunque sulla loro educazione e sull’ingresso nel mondo del lavoro – e sul recupero della nostra dimensione europea – scrive Tincani – appare la leva fondamentale nell’azione del governo in carica, all’inizio della cosiddetta fase due, e si spera potrà rimanerlo in quella che seguirà alle future elezioni… Oggi che il rischio di un’Europa a due velocità si fa concreto, con uno strapotente asse franco-tedesco, auspichiamo che siano i nostri giovani a darci una nuova prospettiva ideale”. Per il direttore di Vita (Pistoia), Giordano Frosini, “la crisi sta distruggendo l’Europa” e ritorna “un certo nazionalismo”. Si tratta, aggiunge, di “un problema sociale e morale più che economico e strutturale. L’Europa soffre della stessa malattia. Anche il rimedio non può che essere lo stesso: la vittoria sui propri istinti egoistici”.
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