CONCILIO ECUMENICO VATICANO II

I settimanali diocesani proseguono nel fare memoria del Concilio. Vincenzo Finocchio, direttore dell’Appennino Camerte (Camerino-San Severino Marche), racconta che, per l’apertura, il suo “arcivescovo Giuseppe D’Avack diede il permesso di assistere alla trasmissione televisiva in diretta dalla basilica di San Pietro in Roma. (…) Avevo l’impressione di una svolta epocale. L’avevo intuito da un piccolissimo segno. Il vescovo D’Avack aveva dato disposizioni, qualche anno prima, molto limitative sull’uso della televisione ai seminaristi”. In questo caso “il permesso invece arrivò troppo prontamente e ciò fu per me una sorpresa e mi lasciò intravedere il nuovo che stava facendosi largo”. L’idea di un Concilio, spiega Davide Maloberti, direttore del Nuovo Giornale (Piacenza-Bobbio), “circolava nella Chiesa anche prima della seconda guerra mondiale” (…), ma fu Giovanni XXIII a indirlo: “Il 20 gennaio 1959 parlò del progetto di un Concilio al segretario di Stato, il card. Tardini. Cinque giorni dopo espose il suo disegno ai cardinali nella basilica di San Paolo fuori le mura. Tre anni dopo, il sogno era realtà”. Lucio Bonomo, direttore della Vita del Popolo (Treviso), annuncia che il settimanale inizia “una serie d’inserti mensili sul Concilio. (…) La maggioranza dei cattolici ha identificato il Vaticano II con la riforma della liturgia. (…) È evidente che il Concilio è stato molto di più. È stato un ingresso impetuoso dello Spirito nella Chiesa avvenuto, fin dall’inizio, soprattutto attraverso la finestra aperta dalla Costituzione sulla liturgia”.

 
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