Comune deslotizzato

 
Non è la vincita a determinare la schiavitù, quanto il piacere di tentare. Qualcuno si è distrutto la vita, quando ha provato a uscire dalla rete s’è ritrovato senza famiglie e senza soldi. Dall’esterno altri si sono accorti del male procurato dalle slot machine, demoni perfetti che sanno prendere per il collo l’aspirante milionario, che non di rado ha un precedente in famiglia o una dipendenza parallela: fumo, alcol, droghe. Incentivi sufficienti per portare la questione sul tavolo dei sindaci dell’Ogliastra. Ha iniziato Luciano Loddo (Tertenia). Tertenia no slot è un impegno che poi, nei propri paesi, hanno sottoscritto Paolo Fanni (Bari Sardo) e Gianluca Congiu (Girasole).
Sconto in bolletta A Tertenia i portatori sani di legalità hanno alzato la voce e il Comune ha assicurato sconti sui tributi ai gestori che hanno deciso di eliminare le slot machine dai locali. Una spallata ai videopoker che, ogni anno in paese, inghiottiscono un milione di euro dagli aspiranti vincitori. Nella comunità di 3400 anime il fenomeno ha assunto dimensioni devastanti mandando al lastrico intere famiglie, risucchiando adulti, giovani, forse più donne che uomini. Tutti incantati dal desiderio magico di portare a casa una vincita in denaro. A luglio l’amministrazione ha messo nero su bianco la strategia per avviare la crociata anti-slot. Se il gestore toglie le slot ottiene una riduzione in bolletta del 40 per cento. In soldoni significa, ad esempio, un risparmio di 466 euro per un locale di 100 metri quadri che a tariffa piena dovrebbe pagare 1166 euro. In pratica la quota Tasi per i bar, tra parte fissa e variabile, è di 11,66 al metro quadro (- 1,6 euro rispetto alla Tares 2013).
 
Testimonianze La palla al balzo l’ha colta Gianluca Congiu che si è portato addirittura più in là concedendo ai gestori che eliminano le macchinette mangiasoldi una riduzione del 50 per cento sulla Tari. E poi Bari Sardo, dove l’esecutivo guidato da Paolo Fanni ha camminato nel solco tracciato dai colleghi. La proposta l’hanno accolta in tanti, nei tre centri. A Bari Sardo il titolare del bar Vida Loca, Roberto Aglietta, ha sostituito le slot con il salice piangente. Non ne poteva più di vedere persone rovinarsi con le proprie mani. Un giocatore incallito, alla vigilia di Natale, gli aveva chiesto una piccola somma di denaro in prestito per acquistare i regali per i propri figli. È stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso: il barman ha aderito alla campagna nazionale No slot, senza tuttavia pensare che avrebbe anche ricevuto uno sconto sulle imposte comunali. A Tertenia è successo più o meno lo stesso: al ristorante pizzeria Sa Mola Cristina Corda, una delle proprietarie, ha deciso di staccare la spina alle macchinette perché era stanca di vedere i clienti sprecare denaro. Lei l’ha fatto dopo aver visto una mamma che aveva speso 300 euro lasciando la figlia senza mangiare.
La crociata L’epicentro della mobilitazione popolare contro le slot è stato Tertenia, anche se le macchinette hanno invaso i bar e le locande più sperdute nei paesi d’Ogliastra. Come una catena di sant’Antonio il business del gioco d’azzardo continua: ci guadagna lo Stato con le concessioni, ci guadagnano i gestori, ci guadagnano le imprese criminali finché la fanno franca. In primavera, a Tertenia, alcune donne si sono armate di coraggio e hanno sfondato ogni pregiudizio di quartiere. La reazione della comunità all’epidemia è stata da terapia d’urto: il 9 giugno Antonella Deiana e Liliana Loi, madri di famiglia, hanno avviato una petizione per eliminare le slot machine e sensibilizzare tutti sui rischi della malattia che le Asl hanno riconosciuto come tossicodipendenza chiamandola ludopatia. Quella che in un mese ha raccolto duemila firme non è stata una petizione occasionale, ma un vero cordone a protezi…

Condividi