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Renato Giugliano, di Piedimonte Matese firma con Margherita Ferri e Davide Labanti la regia di Status, serie web Ispipremiata al San Francisco Web Festival di giugno. Renato, dopo la laurea in Economia si è trasferito a Bologna dove ha lavorato accanto a studiato e lavorato con Ermanno Olmi.
Torna volentieri a Piedimonte per ritrovarsi con la sua famiglia; gli abbiamo posto alcune domande sul suo lavoro e su una problabile serie tv ambientata nella nostra terra.
 
Un premio prestigioso come quello del San Francisco Web Festival, dopo aver anche vinto il bando del Milano Film Festival…che cosa ha significato per te ma anche per gli altri autori di Status?
Libertà. Libertà intesa come piena indipendenza, che in questo settore è un concetto molto complesso. Non è facile poter scrivere e girare quello che si vuole e soprattutto come lo si vuole. Normalmente ci sono produttori, distributori, sponsor, censura e altri mille soggetti che avranno a che fare con il tuo film suggerendoti o in alcuni casi obbligandoti a fare delle scelte.… Status invece è nata da sola, dall’incontro tra me, Margherita Ferri e Davide Labanti, 3 “giovani” autori, appunto, indipendenti.
 
Com’è avvenuto il vostro incontro? E da dove siete partiti per mettere in piedi Status?
Ci siamo incontrati per gioco, convocati da amici per rappresentare Cefa Onlus, la storica ONG bolognese con cui ho avuto più volte la fortuna di lavorare. Ci siamo permessi di giocare con il tema della cooperazione, stravolgendo completamente la forma con cui, normalmente, ci si approccia al mondo del no-profit soffermandoci sulla debolezza delle persone, la passione e la gelosia, l’orgoglio, la carriera, ma anche gli ideali disillusi, il rimpianto e la frustrazione, in modo da rendere reale il mondo che stavamo costruendo ma allo stesso tempo con la convinzione che il nostro pubblico avrebbe capito e apprezzato di più il senso del volontariato in cui sono ambientate le nostre storie.
Status è vera… pur non essendolo…
 
Con Status sei ritornato a guardare al mondo dei progetti di cooperazione, come avevi fatto nel tuo documentario Cooperanti. Che cosa attira il tuo interesse verso questo tema?
Sicuramente parto da un background familiare e personale di vita e di studio che è sempre stato molto attento al tema del volontariato e delle diversità. Nel tempo ho poi avuto l’occasione di conoscere persone straordinarie che mi hanno fatto vedere il mondo della cooperazione dall’interno: diversi membri di Cefa Onlus e lo stesso senatore Giovanni Bersani che ha incentrato una lunghissima vita sulla difesa degli ultimi, portando avanti vere e proprie battaglie per i diritti umani e civili, sventando colpi di stato o minando pesanti dittature dall’interno: è morto l’anno scorso, a cento anni compiuti e non lo conosce quasi nessuno! Ecco, io ho avuto la fortuna e il privilegio di fare un film sulla sua vita, parlare con un gigante che ha sempre saputo e voluto restare dietro le quinte, con umiltà, lavorando sodo con tutto se stesso, con passione ed un amore sviscerato per quello che stava facendo: alla fine ne esci stremato, ma hai voglia di dirlo al resto del mondo…
 
In Italia come siamo messi in quanto a serie web? Di recente c’è stata un’altra serie italiana, Soma, che ha vinto premi al webfest di Los Angeles, e girata in parte anche qui da noi…
Ho visto con piacere Soma e ne ho conosciuto gli autori! In Italia le produzioni iniziano ad essere tante e sempre più professionali; stiamo cavalcando un momento molto importante per l’era digitale e all’estero se ne sono accorti! Ora tocca a noi, dobbiamo spiegare che le serie web esistono, che il fatto che siano prodotte per il web non le rende meno interessanti …

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