CHIESA ED EDUCAZIONE

L’educazione è “un’arte delicata e sublime” e oggi rappresenta “una sfida culturale e un segno dei tempi”. La Chiesa italiana ha scelto – dopo il convegno ecclesiale di Verona del 2006 – di dedicare a questo tema gli “Orientamenti pastorali” per il decennio 2010-2020, con lo scopo primario di “rendere Dio presente in questo mondo e di far sì che ogni uomo possa incontrarlo, scoprendo la forza trasformante del suo amore e della sua verità”. Sono le parole con cui il card. Angelo Bagnasco, presidente della Cei, presenta il documento degli “Orientamenti pastorali”, reso noto giovedì 28 ottobre col titolo “Educare alla vita buona del Vangelo”. Con questo testo si propone “un’approfondita verifica dell’azione educativa della Chiesa in Italia”, in vista di “promuovere con rinnovato slancio questo servizio al bene della società”. Nella parte introduttiva si sottolinea che la Chiesa si dedica alla “cura del bene delle persone nella prospettiva di un umanesimo integrale e trascendente”. Si tratta di “educare al gusto dell’autentica bellezza della vita”, formando ad un tempo “intelligenza, volontà e capacità di amare”. Le comunità cristiane sul territorio nazionale si dovranno interrogare sul loro “agire” in quanto Chiesa che educa, confidenti “nel tesoro che il Signore ha posto nelle nostre mani”.

In un mondo che cambia. Il momento attuale è segnato da profonde trasformazioni, dice il primo capitolo degli Orientamenti. C’è bisogno di “riferimenti affidabili”, mentre la cultura contemporanea sembra favorire “il disorientamento, il ripiegamento su se stessi e il narcisismo”. C’è “emergenza educativa” – come ha detto a più riprese il Papa – e la “formazione dell’identità personale” è sempre più difficile “in un contesto plurale”. L’incontro tra culture ed esperienze religiose diverse, la pretesa di un’educazione che vorrebbe essere “neutrale”, un diffuso “scetticismo e relativismo”, sempre denunciati da Benedetto XVI, fanno sì che la trasmissione dei grandi valori educativi da una generazione all’altra sia sempre più difficile. “A soffrirne di più è la famiglia”, rilevano gli Orientamenti, mentre si registra la “separazione tra le dimensioni costitutive della persona” (razionalità, affettività, corporeità e spiritualità). Armonizzare queste componenti, favorire uno “sviluppo armonioso di tutte le capacità dell’uomo” diviene quindi un compito educativo molto difficile, più che in passato.

Guardare “con speranza” ai giovani. Di fronte a tali problematiche, la Chiesa sente di doversi interrogare su “come” attua la propria vocazione educativa al Vangelo e al suo messaggio di pienezza umana e cristiana. Nel secondo capitolo del documento si sottolinea l’urgenza di una verifica delle varie “dimensioni” dell’agire ecclesiale: missionaria, ecumenica e dialogica, caritativa e sociale, escatologica. La risposta a tutte le domande dell’uomo contemporaneo viene da “Gesù, maestro di verità e di vita” (terzo capitolo). Anzitutto è la famiglia che deve educare all’incontro col Cristo, oltre che con tutti gli uomini. In questo consiste “la crescita piena del figlio”, perché sia “orientato nel mondo” e dotato di “un orizzonte di senso”. Gli adulti, quindi, e i genitori tra di loro, sono i primi “educatori”, ai quali è chiesta “autorevolezza”, “credibilità”, coerenza di vita. Gruppi parrocchiali, associazioni, movimenti, volontariato, servizio in ambito sociale e in missione possono svolgere un importante ruolo formativo dei giovani, verso i quali occorre sempre “guardare con speranza”. Così hanno fatto, del resto, i grandi santi educatori di cui è piena la storia della Chiesa.

Formare la “coscienza credente”. Il quarto capitolo è dedicato alla “Chiesa, comunità educante”, con i suoi strumenti a partire dalla famiglia stessa, chiamata alla formazione di fondo dei ragazzi. L’educazione successiva poi vede entrare in gioco la catechesi, i sacramenti, la …

Condividi