C’era una volta un ragazzo di nome Paolo ….

C’era una volta (erano gli anni ’80-’90) un ragazzo di nome Paolo. Era un ragazzo come tanti, già al lavoro come macellaio in uno stabilimento del paese, che preparava e inscatolava la carne. Andava sempre a Messa, certamente, la domenica: i genitori e i catechisti dell’Oratorio l’avevano cresciuto bene. Ma ad una certa età, come spesso capita, la Messa, per lui, era sempre troppo lunga e la catechesi all’oratorio era noiosa. Così nelle feste comandate a Messa ci andava ancora coi compagni, ma stava sempre in piedi, in fondo alla chiesa, appoggiato alla porta, in attesa che tutto finisse in fretta. Ed era sempre tra i primi ad uscire sulla piazza. Il povero don Gino aveva un bel sollecitarli quei ragazzi, con garbo e anche con un sorriso, dal pulpito: “Venite avanti, c’è tanto posto nei banchi… non state lì in piedi!”. Ma non c’era niente da fare. Paolo e compagni si agitavano un po’, fingevano di muoversi impacciati verso le sedie, ma tornavano subito dopo di nuovo appoggiati alla porta. E all’oratorio Paolo andava ancora, ma per lo più restava fuori a rumoreggiare, ridere e scherzare coi compagni e se il curato lo chiamava, rispondeva: “Dopo… dopo vengo…”. Ma non sempre metteva in pratica.
Ebbene, un giorno arrivano in paese due frati francescani a predicare le “Missioni”. Grande folla in chiesa e anche Paolo entra, sempre appoggiato alla porta d’entrata: sì, gli piace quel frate, dice cose che gli interessano… E quando il frate va all’oratorio per parlare ai giovani, dice agli amici: “Ma sì, ci vado anch’io… Venite anche voi?”. E qualcuno lo segue. Egli non perde un incontro e alla fine chiede di parlare in privato al frate predicatore. E succede il miracolo! Bisognerebbe lasciar parlare Paolo, anzi fra’ Paolo Grandini di Pandino, dei ‘Fratelli di san Francesco’. Pensate! Quel ragazzo come tanti, che non sapeva bene, forse, cosa fare della sua vita, ha scoperto la sua strada! Ora fra’ Paolo è da tre mesi in Camerun, in Africa, a ridosso dell’equatore, dopo aver fatto per tre volte consecutive lunghe esperienze in Etiopia. Ha imparato tante cose, è tornato in Italia ricco di entusiasmo, desideroso solo di tornare di nuovo in Africa, definitivamente. Ed ecco un luogo dove il lavoro è immenso, diretto solo da tre ‘Cappuccini’ italiani. È il Camerun, dove c’è un bisogno urgente, c’è una folla immensa e, soprattutto, ci son tanti ‘ragazzi di strada’, ragazzi vittime della droga, ex ‘bambini soldato’ di triste memoria: mi dice, addirittura, circa seicento! Occorre proprio un frate giovane come Paolo, allegro come Paolo, che sa stare coi ragazzi come un fratello maggiore, che ama Cristo sopra ogni cosa e, da ‘Fratello di san Francesco’, sa toccare il cuore di chiunque l’avvicini.
E il suo “Pace e bene” che ci grida con gli occhi ridenti ogni volta che ci vediamo, ci apre il cuore alla speranza. Qualcosa deve pur cambiare nel mondo se vi sono tra noi persone così!
di Marmilia Gatti Galasi
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