CARCERE

Al centro degli editoriali anche la condanna dell’Italia da parte della Corte europea dei diritti umani per lo stato delle proprie strutture carcerarie. “Questo atto – commenta Adriano Bianchi, direttore della Voce del Popolo (Brescia) – ha oggi un valore più che simbolico a cui serve una reazione degna della maturità civile del nostro Paese”. Per Guglielmo Frezza, direttore della Difesa del Popolo (Padova), la condanna è “un marchio d’infamia che – almeno questa volta – ci siamo pienamente meritati. (…) Rimaniamo convinti che chi si macchia di un delitto debba espiare la sua pena. Ma ci rifiutiamo di pensare che lo Stato possa limitarsi ad ammassare migliaia di persone in carceri insufficienti, vecchie e spesso fatiscenti, privandole non solo degli strumenti – a partire dal lavoro e dallo studio – attraverso cui si realizza il fine riabilitativo della pena che è scritto nella nostra Costituzione, ma della dignità stessa a cui ha diritto ogni persona umana”. “Chi ha commesso un reato – osserva il Nuovo Giornale (Piacenza-Bobbio) – resta una persona, con la sua dignità. E ha diritto a un percorso educativo che trasformi la pena in occasione per riflettere sui propri errori, acquisire una professionalità, tracciare una strada concreta da imboccare che non lo riporti a delinquere”. Per Lauro Paoletto, direttore della Voce dei Berici (Vicenza), “il dramma delle carceri ha a che fare con la dignità fondamentale della persona che, fino a prova contraria, non ha colore politico. In questo senso è una questione politica per la quale sarebbe auspicabile un impegno bipartisan in modo da rimuovere un macigno che rappresenta una vergogna per l’intero Paese”.

 
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