CALO DEMOGRAFICO, STILI DI VITA E LAVORO

Ricordando il Rapporto sulla demografia nel nostro Paese presentato dal Comitato per il progetto culturale dei vescovi italiani, Stefano Fontana, direttore di Vita Nuova (Trieste), evidenzia: “Andiamo non male, malissimo. Siamo un popolo in via di estinzione. Non ci amiamo più e quindi non amiamo il nostro futuro. A dire il vero le coppie desidererebbero avere più figli di quanti in realtà poi ne partoriscono, ma non si capisce bene se la carenza sia delle politiche familiari, che non esistono, o della mancanza di fiducia che induce le coppie a generare solo se coperte dagli interventi statali”. Se “il tunnel” della crisi che stiamo attraversando “è ancora lungo” e “all’orizzonte non si intravede la luce”, allora, per Alessandro Repossi, direttore del Ticino (Pavia), “vale la pena di imparare a ‘vivere la crisi’, cambiando in parte le nostre abitudini. A suggerircelo, spesso, è Benedetto XVI che ci invita ad una ‘vita più sobria’”. Di qui l’invito a ritrovare “il piacere di stare accanto agli anziani, di parlare con i nostri figli, di ascoltare chi arriva da un Paese lontano per trovare un po’ di speranza”. “Un’impresa non è solo un affare privato e non è solo una macchina per far soldi, è anche sempre una realtà sociale che si nutre di rapporti sociali il più possibile non violenti. La conflittualità è inevitabile”, però “bisogna cercare in tutti i modi di non esasperarli trovando forme di composizione. Così si crea quel clima di intesa e di collaborazione che procura al lavoratore soddisfazione nel lavoro e sicurezza dei propri diritti e all’impresa solidità che le assicura il futuro. Questa è vita umana”, riflette Giampiero Moret, direttore dell’Azione (Vittorio Veneto). “Oggi è diventato di… moda far conoscere ciò che si fa a vantaggio dell’altro: giusto che se ne sappia, giusto che il bene trapeli, ma con attenzione ai modi e alla comunicazione. Se è vero che il bene ha bisogno di essere proposto pubblicamente, soprattutto di fronte alla grancassa del male, e dunque è positivo che se ne parli – mi riferisco principalmente ai giornali e ai mezzi di massa mediatici – a volte si sente una sorta di… rifiuto epidermico davanti a talune ampollosità (che tolgono la bellezza di un’azione meritevole di riconoscenza), dice Amazio Possenti, direttore del Popolo Cattolico (Treviglio). “Di poeti veri forse abbiamo bisogno come il pane, anzi più del pane…” per “non naufragare nel grigiore di questa mediocrità tendente al basso o, peggio, al fondo”: lo sostiene Corrado Avagnina, direttore dell’Unione Monregalese (Mondovì) e della Fedeltà (Fossano), ricordando il “premio Nobel per la letteratura, il poeta ottantenne svedese Tomas Tranströmer”.
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