ANNO SACERDOTALE

“L’Anno Sacerdotale finisce ma Cristo continua il suo cammino in mezzo agli uomini di ogni tempo”. È il commento che accomuna molti editoriali delle 187 testate Fisc, dedicati alla chiusura dell’Anno Sacerdotale (19 giugno 2009 – 11 giugno 2010). “È stato un Anno da ‘laboratorio’ – afferma Bonifacio Mariani, direttore del Nuovo Amico del Popolo (Chieti-Vasto) – alla ricerca di iniziative adatte a presentarlo alla ‘base’ della Chiesa, alle comunità parrocchiali, ai gruppi, agli operatori della pastorale. È stato per i sacerdoti stessi un ‘leit motiv’, che li ha accompagnati ogni giorno, dall’alba al tramonto, stimolandoli a ripensare il mistero che li riguarda, la chiamata alla santità, cioè ad una sempre maggiore maturità, ad una donazione totale e senza limiti”. Per Lucio Bonomo, direttore della Vita del Popolo (Treviso), occorre “non smettere mai di assumere uno stile penitenziale, al fine di riparare ai nostri peccati e rafforzarci nella coerenza. Al tempo stesso occorre lasciarci convertire dallo Spirito alla radicalità evangelica, unica che può dare forza e fascino all’annuncio”. Enzo Gabrieli, direttore di Parola di Vita (Cosenza-Bisignano), lega la conclusione dell’Anno Sacerdotale alla beatificazione del sacerdote polacco Jerzy Popieluszko (1947-1984), avvenuta domenica 6 giugno a Varsavia. “La sua beatificazione mentre l’Anno Sacerdotale sta per finire – riflette Gabrieli – ci ha offerto un’altra occasione per meditare su questo bellissimo dono… da un’altra prospettiva: con gli occhi di una mamma… Lo facciamo con le semplici, quanto dirompenti, parole della mamma di Popieluszko. Mamma Marianna, dopo la beatificazione del figlio che era stato rapito e trucidato nel 1984 da funzionari dei servizi del regime comunista, ha detto: ‘Dopo la morte di mio figlio ero in lacrime, adesso sono felice’… Oggi gioisce perché lo vede ‘elevato’ all’onore dell’altare. Lacrime, lacrime di madre che guardando il figlio silenziosamente rigano il volto, per partecipare al sacerdozio di quel figlio che ‘tutto’ ha generato in grembo”. Il Nuovo Giornale (Piacenza-Bobbio) tratteggia un profilo di padre Popieluszko: “Era un prete che stava in mezzo alla gente, ai lavoratori… Un prete che con il suo martirio ha scosso una nazione intera. Un prete che è diventato coscienza di una nazione…”. Anche Voce del Logudoro (Ozieri) propone una “figura di grande spessore spirituale”: mons. Luigi Padovese, vicario apostolico di Anatolia, ucciso il 3 giugno dal suo autista Murat Altun. “La morte del vescovo in terra turca – si legge nell’editoriale della testata sarda – ci fa riflettere ancora sul sacrificio di tanti ministri del Vangelo che ogni anno si offrono come offerta pura sull’altare di una storia, che per poter essere vissuta in pienezza ha bisogno dei martiri”. Il Nuovo Diario Messaggero (Imola) ricorda che mons. Padovese era “un instancabile promotore di dialogo tra le religioni” per il quale “s’era battuto in modo leale e sincero”. Il Corriere Apuano (Massa Carrara-Pontremoli) parla di “assassinio fortemente doloroso” aggiungendo che “il tempo in cui ‘chi vi uccide crederà di rendere gloria a Dio’ non è ancora passato”. Vincenzo Rini, direttore della Vita Cattolica (Cremona), sottolinea che “molti cristiani oggi hanno ripreso a vivere nella paura; l’integralismo anticristiano sembra riprendere forza”.
 
Condividi