Angelo super nonno catechista

Ha cercato di «radunare queste pecorelle, che per una ragione o per l’altra si stavano allontanando». Scherza, Angelo. E si stupisce dell’interesse di «la Vita Cattolica» per la sua «impresa». «Non ho fatto niente di speciale», dice. Ma si sbaglia. Maestro in pensione, 74 anni, dalla scorsa primavera ogni settimana scende dal piccolo paese di Cazzaso – una sessantina di anime, insieme alla borgata di Salaris – e arriva in canonica a Tolmezzo con cinque nipoti, due loro fidanzati e il fratello di uno di questi. Ogni sabato pomeriggio, da un anno, nonno e nipoti si riuniscono in canonica con il parroco, mons. Angelo Zanello, per la catechesi che li ha preparati al sacramento della Cresima.
«Niente di speciale», secondo Angelo De Giudici
Tutto è iniziato nel modo più spontaneo, durante un semplice pranzo in famiglia, racconta. «Eravamo a tavola e ho buttato là la proposta ai miei nipoti: che ne dite di prepararci insieme per la Cresima?». L’idea è piaciuta fin da subito. E in breve si sono aggregati due fidanzati e un cognato e si è formato un bel gruppetto di famiglia: otto giovani in tutto, dai 17 ai 26 anni: Simone e Lorenzo Mentil, Jasmine De Giudici e il fidanzato Simone Gardelli, Allison De Giudici con Roberto Marsili e il fratello, Luca, infine la nipote più giovane, Samira De Giudici.
L’idea di prepararsi per la Cresima insieme ha dato il «la» ad un cammino spirituale vissuto in modo intenso. I ragazzi sono tra loro molto uniti e l’occasione è stata colta anche come momento ulteriore per condividere qualcosa di importante insieme, in famiglia. Alcuni tra i nipoti lavorano, altri studiano e gli impegni non mancano, ma da parte di tutti c’è stata la volontà decisa di intraprendere questo percorso sotto l’ala amorevole del nonno.
Angelo è di poche parole, ma è un carnico: determinato. Uno che non si tira indietro quando si tratta di mettersi in gioco in prima persona, soprattutto per la famiglia. «Mons. Zanello ci ha accolti con entusiasmo e ci ha assicurato la sua disponibilità – racconta –. Abbiamo fatto una trentina di lezioni. Io per primo, perché ho molto da imparare».
Il paese di Cazzaso non è distante da Tolmezzo. Sono circa 5 chilometri. «Dieci tornanti», precisa Angelo, che a lungo li ha percorsi ogni giorno per recarsi in via Dante, nella scuola elementare nella quale ha insegnato per oltre vent’anni. E anche oggi scendere a valle è la routine, per qualsiasi necessità. A Cazzaso – la più piccola frazione di Tolmezzo – case, stavoli e incantevoli prati con panorami mozzafiato sulle Alpi carniche e dai quali si domina tutta la vallata. Ma non un bar, una bottega. «L’unica cosa che ancora ci tiene uniti è la chiesa». Ecco perché quando i nipoti hanno voluto celebrare la Cresima nel loro paese d’origine il nonno ne è stato più che felice. La maggior parte dei ragazzi vive oggi a Tolmezzo, ma Cazzaso rappresenta ancora quel filo rosso che li tiene uniti.
«Il borgo è da decenni vittima del fenomeno dello spopolamento – spiega Angelo – e la chiesa ha una storia un po’ tormentata, legata alle vicende del paese». Il fatto di essere posto al di sopra di un terreno franoso, ha infatti anticipato, a Cazzaso, la frana demografica che investirà negli anni Sessanta tutta la montagna friulana. Nel 1851, il paese è scivolato a valle per circa una ventina di metri. È sorto così Cazzaso Nuovo, meglio noto come Salaris, ma molti abitanti, all’epoca, vollero tornare all’antico villaggio. La proibizione comunale alla realizzazione di nuove abitazioni e i rigidi vincoli imposti alle manutenzioni, però, hanno congelato il paese, costringendo molti a trasferirsi altrove. «Tra le due guerre, nel secolo scorso, i bambini che frequentavano la scuola erano una settantina – ricorda Angelo – oggi invece siamo ridotti ai minimi termini». Per questo la chiesa (<+corsrien>nella foto a destra<+tondorien>) per gli abitanti – la maggior parte anziani – è il…

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