50° CONCILIO

“Il Concilio davanti a noi”. È il commento che accomuna molti editoriali dedicati al 50° anniversario dell’apertura del Concilio ecumenico Vaticano II. “L’invito a rileggere il Vaticano II e assumerne l’eredità – scrive Ernesto Diaco, vicedirettore del Corriere Cesenate (Cesena-Sarsina) – non è solo un debito alla tradizione. Bastano i titoli dei principali documenti a ricordarci ciò che è essenziale nei tempi difficili, quali sono i nostri: la roccia sicura della Parola di Dio, la sorgente inesauribile della liturgia, il senso autentico di una Chiesa che è opera di Dio e sguardo d’amore per il mondo”. Pensando al Concilio, osserva su Luce e Vita (Molfetta) il vescovo della diocesi pugliese, mons. Luigi Martella, “viene proprio da dire che il futuro è già nel passato. La distanza che c’è tra le prospettive del Concilio e quelle del magistero della Chiesa di questi anni non è molta, anzi, direi che c’è poco di nuovo. Ma la distanza tra le indicazioni conciliari e la prassi cristiana attuale è enorme. Il Concilio è ancora più avanti di quanto siamo riusciti a realizzare fino a oggi. In quell’evento, pertanto, c’è ancora il nostro futuro”. Giordano Frosini, direttore della Vita (Pistoia), invita a interrogarsi sul “tempo del dopo-Concilio”: “Com’è stato? Una domanda da non eludere al compimento del cinquantesimo anniversario del suo inizio”. Per Lauro Paoletto, direttore della Voce dei Berici (Vicenza), “la direzione che ci ha indicato il Vaticano II è quella di uscire dal tempio e continuare ad andare incontro alle donne e agli uomini contemporanei con sguardo buono e fiducioso. Disponibili a lasciarci stupire. Come avvenne a quei due discepoli di Emmaus che saranno i nostri compagni di strada e custodi nel cammino che attende la nostra Chiesa vicentina”. Secondo Adriano Bianchi, direttore della Voce del Popolo (Brescia), oggi “possiamo cogliere quale ricchezza quell’evento ci ha consegnato e come in fondo esso sia ancora ‘davanti a noi’. Vale anche per la Chiesa bresciana che vivrà presto, nel Sinodo, un’altra tappa del suo cammino conciliare, speriamo capace di dare nuova linfa alla vita cristiana delle comunità”. Luigi Taliani, direttore di Emmaus (Macerata), si sofferma sui documenti del Concilio: “Tra tutti, il più importante fu la costituzione dogmatica ‘Lumen Gentium’, relativa alla Chiesa e alla sua natura e organizzazione, definita da Paolo VI la ‘magna charta’ del Vaticano II”. Cammino (Siracusa) propone una riflessione sulla novità portata dal Concilio nei confronti del ruolo delle donne, “una rivoluzione dialogica che ha avuto, tra gli altri, un punto di partenza, nella lettera apostolica ‘Mulieris dignitatem’ di Giovanni Paolo II”. Paolo Busto, direttore della Vita Casalese (Casale Monferrato), racconta che “il Vaticano II è stato il grande avvenimento della mia giovinezza. Avevo vent’anni e tanti progetti, tante strade da percorrere. (…) Gli anni della preparazione all’inizio del Concilio ci allargarono gli orizzonti: era la Chiesa che si proponeva alla nostra vita e Cristo domandava a ciascuno di noi di essere protagonisti e non spettatori. Ricordo quegli anni come tempo di grande impegno in cui il Concilio era occasione di crescita e maturazione”. Il Nuovo Diario Messaggero (Imola) mostra, attraverso alcuni ricordi di don Lindo Contoli, in quegli anni parroco e docente, “come sia stato possibile vivere il ministero in modo che il Concilio apparve come risposta a un’attesa e non come una novità sconvolgente”. Vincenzo Finocchio, direttore dell’Appennino Camerte (Camerino-San Severino Marche), ritorna sulla visita pastorale compiuta il 4 ottobre scorso da Benedetto XVI a…

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