FAR PARLARE LE OPERE

Altro argomento alla ribalta in questo periodo riguarda i presunti benefici di cui godrebbe la Chiesa rispetto al pagamento dell’Ici. Facciamo parlare le opere è la risposta che viene dai settimanali Fisc. Anzi, sottolinea Enzo Gabrieli, direttore di Parola di Vita (Cosenza-Bisignano), “la riflessione su Ici e presunti privilegi può offrire alla Chiesa che è in Italia una nuova occasione per far conoscere il lavoro certosino, nascosto, che faremmo anche senza integrazione dell’otto per mille e anche senza strutture. Apriamo le porte delle nostre Chiese, mostriamo i nostri bilanci e le nostre opere, coinvolgiamo di più chi ‘dubita’… Senza paura, ma con la franchezza del Vangelo lasciamoli entrare. Case di accoglienza dove le suore operano senza orari, mense dove si fa a gara a trovare il mangiare per i poveri, l’immenso mondo dell’associazionismo”. “Le opere della Chiesa saranno molto più eloquenti delle nostre parole”. D’altra parte, evidenzia Sandro Vigani, direttore di Gente Veneta (Venezia), “la medesima esenzione di cui beneficia la Chiesa cattolica italiana riguarda anche tutti gli altri enti no profit non cattolici e le altre Chiese riconosciute dallo Stato italiano con un Concordato”, dunque non vi è “nessun privilegio”. Anzi, “l’esenzione da quella che sarà l’Imu – evidenzia sulla Voce dei Berici (Vicenza) il direttore Lauro Paoletto – ha la sua ragione d’essere nel servizio sociale che la Chiesa garantisce attraverso le diverse realtà. Si tratta di servizi di alta rilevanza sociale che lo Stato non è in grado di gestire e, se lo facesse, dovrebbe sostenere costi molto più elevati. Sotto il profilo strettamente economico è dunque interesse dello Stato continuare a consentire agli enti no profit (e dunque anche alla Chiesa cattolica) di farsi carico di questi servizi. Al di fuori di questa casistica, la Chiesa paga regolarmente quello che c’è da pagare”. Di “grande confusione” parla Silvio Grilli, direttore del Cittadino (Genova), ricordando che al pagamento dell’Ici “nessuno si deve sottrarre” laddove “si svolgono attività commerciali dalle quali si trae lucro”. “Evitiamo di buttarla in politica”, è l’invito di Adriano Bianchi, direttore della Voce del Popolo (Brescia), poiché “in una situazione oggettivamente grave, sollevare polveroni giova solo a chi, alimentando risse ideologiche, vuole dimostrare di esistere o vuole sviare l’attenzione da altro”.
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