CRISI E SOCIETA’

La crisi e i suoi effetti continuano a tenere banco sulle testate diocesane. “Gli sprechi – ribadisce Bruno Cescon, direttore del Popolo (Concordia-Pordenone) – vanno tagliati a tutto campo. Solo così resteranno soldi per lo sviluppo e per il sociale. Ma anche qui una sottolineatura va fatta. Vi è una parte dell’imprenditoria, dal piccolo al grande, che non può pretendere, come spesso è avvenuto e avviene, d’intraprendere semplicemente con gli aiuti di Stato. Politici, imprenditori, sindacati, forze sociali comprendano che gli interessi del Paese vengono prima di tutto”. Oggi, osserva Corrado Avagnina, direttore dell’Unione Monregalese (Mondovì) e della Fedeltà (Fossano), “la sobrietà va coniugata con la dignità delle persone, di tutti e di ciascuno, a cominciare dagli ultimi. Se chi ha meno viene colpito come chi ha di più, lo si tratta in modo indegno”. “Le riduzioni indiscriminate oggi ci stanno portando su soglie di rischio sociale e d’invivibilità personale e familiare…. che stanno mostrandosi sempre più inaccettabili”. Il Momento (Forlì-Bertinoro) informa, al riguardo, che “al Centro Caritas di Forlì dal mattino alla sera è un pellegrinaggio dei nuovi poveri. Sono italiani e stranieri, single o famiglie intere che la crisi ha privato prima del lavoro poi della casa quindi di luce, acqua, gas…”. Il Nuovo Diario Messaggero (Imola), in una nota di Amilcare Renzi, segretario Confartigianato Assimprese, propone “un patto di solidarietà fra pubblico e privato, fra fondazioni, banche e imprese, per la creazione di un fondo unico, gestito con criteri manageriali, in cui convogliare anche le piccole risorse, dando priorità al lavoro e all’occupazione, anche a scapito dei contributi erogati alle tante piccole, seppur meritorie, attività culturali no profit, perché in questa fase servono priorità”. A firmare l’editoriale della Voce del Popolo (Torino) è, invece, Nanni Tosco, segretario della Cisl torinese, per il quale “il mantenimento e il rinnovamento nel nostro territorio dell’industria manifatturiera, modernamente intesa, passa anche per un’innovazione delle relazioni sindacali nella fabbriche, con organizzazioni che accettano di misurarsi con la globalizzazione, attente a quanto accade in Paesi come la Germania o gli Stati Uniti, che stanno valorizzando o ricostruendo la propria industria”. Gino Mecca, direttore dell’Araldo Abruzzese (Teramo-Atri), si sofferma sulla “provvisorietà della gloria televisiva”: “Nell’immaginario collettivo giovanile, i ruoli e le professioni tradizionali occupano un posto secondario, perché non garantiscono adeguata visibilità e congrui guadagni come la tv. Spesso, tuttavia, si trascura il carattere di provvisorietà della gloria televisiva, come mostrano tanti personaggi alla ribalta per qualche settimana e poi finiti nel dimenticatoio”. La Guida (Cuneo) invita a “dare più amore e meno biasimo alle persone in difficoltà che incontriamo. Non sono separate da noi”.
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